-Marco,
ti devo parlare.- mi dice Franca e la sua espressione non promette niente di
buono.
Giuro,
non ho mai capito perché certe persone, quando ti devono dire qualcosa di
tremendo, sentono il bisogno di avvisarti.
Franca è così, sta per piantarmi un pugnale
nel cuore ma ci tiene a farmi sapere che è una persona gentile. Vorrebbe farmi
credere che si preoccupa per me, che in fondo mi vuole bene, qualcosa del tipo:
“Credimi, io non vorrei darti questo dolore, davvero, se dipendesse da me… ma
non posso fare altrimenti!”.
E
mentre lei si mette la coscienza a
posto io comincio a morire, dilaniandomi tra mille possibili nefaste notizie.
Aborro
le morti lente, la sofferenza dialettica; sono invece per le cose drastiche e
definitive. Franca, vuoi dirmi che la nostra storia è finita? Cazzo, dillo!
E
mentre i secondi passano, i tuoi occhi non reggono i miei e si abbassano.
-Ti
ascolto.- rispondo io.
Ecco,
vedete come sono pragmatico? Mica sto a girarci intorno o a farmi prendere dal
panico per qualcosa che ancora non so. Ti spiano la strada, cara Franca, ti
offro il fianco affinché tu possa affondare la lama senza senso di colpa. Ti
faccio credere che il tuo patetico tentativo d’indorarmi la pillola sta
ottenendo il risultato sperato.
-Non
so da dove cominciare…- tentenna lei.
E
no, cazzo! Ti sto rendendo le cose facili, più di così potrei solo leggerti nel
pensiero. Lo so che vorresti, ma mi dispiace: la lettura del pensiero non era
prevista nel nostro rapporto. Muoviti a sputare quelle parole che chissà quante
volte ti sei ripetuta prima di venire da me. Avrai anche fatto le prove allo
specchio, immaginandoti davanti al sottoscritto e cercando il modo più elegante
per dire che mi lasci, che mi molli, che magari hai già un altro.
Un
altro. Sono mesi che lo sospetto. Chissà, se sei fortunata sarà uno che ti
legge nel pensiero.
-Comincia
da dove vuoi.- ribatto io.
Il
panico nel tuo sguardo mi dice che sarà dura.
Lo
so, è un po’ come il tema a piacere, non si sa mai cosa scrivere. La verità vi
renderà liberi, ha detto qualcuno. Ecco, ti sto lasciando libera di dirmi la
verità, d’iniziare da dove vuoi, che altro pretendi da me? Che dica quelle
maledette parole al posto tuo? Scordatelo.
-Ecco…
Vorrei che la prendessi nel modo migliore…
Dove
la dovrei prendere?
Se
mi tradisci da mesi (come sospetto) DILLO! Smettila di fingere un imbarazzo che
di certo non provavi quando te la spassavi con quello, chiunque sia, che ti
auguro proprio ti legga nel pensiero, perché queste conversazioni
ammazzerebbero chiunque.
-Appena
mi avrai detto tutto, saprai immediatamente come la prenderò.- rispondo calmo.
Io
non leggo nel pensiero, ma per fortuna neanche tu. Perché in quel caso sapresti
quali eleganti epiteti mi sovvengo alla mente al solo pensiero di te con un
altro, tu con tutte quelle menate sulla fedeltà, sul “io e te” per sempre, ecc.
ecc. Era meglio che stavi zitta allora, ma è meglio che ora ti muovi a parlare
se no non rispondo di me.
-Allora…
-riprende lei mesta.- hai presente il rag. Serra, quello del primo piano?
ALT.
Il
rag. Serra? Quella specie di mocassino ambulante che ha l’espressività di un
merluzzo essiccato? Credevo avessi gusti migliori, Franca. Sì, mi deludi. Ma è
un particolare irrilevante, anche se essere mollati per uno così potrebbe
compromettere il mio amor proprio e il mio pragmatismo.
-Sì,
ho capito…-dichiaro.
No,
in realtà non ho capito come cavolo possa esserti piaciuto uno così. E guai a
te se osi tirarmi fuori menate tipo “non so neanche io come sia potuto
accadere…”!
-Credimi,
non so proprio come sia potuto accadere…-esordisce lei.
Cazzo.
Mi
siete testimoni, questa donna se la sta cercando.
Il
rag. Serra del primo piano, che avrà almeno 60 anni, con un’andatura da
cammello, odore di naftalina e NON SAI PROPRIO COME SIA POTUTO ACCADERE?
-Prova.-
rispondo io.
Se
verrete a trovarmi niente giornali, cioccolato o arance. Per favore. Spero
anche di essere in cella da solo.
-Allora…
-prosegue Franca - Il rag. Serra aveva parcheggiato malissimo, giuro! Mi aveva
lasciato uno spazio piccolissimo… eh, ma piccolo… Mi sembrava di farcela,
davvero, se no non mi sarei mai sognata di tentare il parcheggio in
retromarcia, per giunta in salita… e credimi, non so proprio come sia potuto
accadere… la tua macchina… ecco… non credo sia un grosso danno… non so, non me
ne intendo… ma la macchina del ragioniere…. quella sì…
Respiro
lentamente, cercando di mantenere la calma. La mia BMW nuova, ritirata dieci
giorni fa. La mia BMW e la mia ragazza. La mia ragazza che, sebbene abbia la
sua macchina, oggi ha deciso di prendere la mia. La mia BMW nuova. Nuova di
zecca. Ci sono voluti dieci anni di lavoro per potermela permettere. Ok, sempre
meglio di una storia con Rag. Serra, ma parliamo della mia BMW. Erano almeno
dieci anni che la desideravo una macchina così, me la sognavo di notte, cosa
che non ho mai fatto per nessuna donna. Neanche Franca ho sognato come sognavo
una macchina così.
Cerco
il mio pragmatismo, ma non lo trovo. Penso alla mia BMW ritirata dieci giorni
fa e alla mia ragazza, che vive con me da 9 giorni.
BMW
batte ragazza 10 a 9.
Penso
alla naftalina e al fatto che forse era meglio una storia col rag. Serra. Un
giudice clemente avrebbe compreso il delitto d’onore. Sì, era meglio che Franca
mi avesse tradito col rag. Serra.
-Franca,
ti devo parlare.- e la mia espressione non promette niente di buono.
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