domenica 16 agosto 2020

Adamo ed Eva

 


Quando Dio creò Adamo ed Eva aveva certamente un progetto ben preciso in mente. Non è pensabile che il Creatore dell’intero universo abbia iniziato qualcosa senza sapere come sarebbe andata a finire. Voglio dire, parliamo di Colui che sa tutto e lo sa da sempre, pertanto è assolutamente certo che avesse le idee ben chiare su quello che aveva in mente.

Il guaio è che lui sì, sapeva tutto, ma l’umanità no. E non ha lasciato istruzioni precise su quale fosse lo scopo di questo suo progetto, regalando a quelle due creature il cosiddetto libero arbitrio, che corrisponde nella sostanza a un “arrangiatevi”. E, onestamente, non sono i migliori presupposti per la più grande invenzione di tutti i tempi: la coppia.


In fondo è stato un po’ come lasciare qualcuno in mezzo alla giungla e dirgli “prova ad uscire, se ci riesci” oppure “ti regalo questa cassaforte piena di ogni ben di Dio…” (va be', di che altro poteva essere piena una cassaforte nell’Eden?) “… ma la combinazione trovala da te”.

Insomma, come in ogni thriller che si rispetti, qualcosa sfuggiva ai due, che onestamente da come ci vengono descritti nel Libro della Genesi sembrano pure un po’ tardi, e per essere i protagonisti della storia più grandiosa che sia mai stata inventata, non sono poi così simpatici.


Insomma, nel più grande progetto di tutti i tempi mancavano alcuni tasselli che (si sperava) sarebbero arrivati di lì a poco, chiarendo ai due indigeni e alle generazioni future (mica quattro gatti) il senso dell’umorismo di Dio e cioè: perché è stato deciso che il numero perfetto non è due ma tre?


Allora, mi chiedo, se Dio era consapevole che il numero perfetto fosse tre e non due, perché Adamo ed Eva erano soli nell’Eden? Forse intendeva spronarli, qualcosa del tipo “cercatevelo da soli il terzo” oppure conosceva già i pericoli, le tentazioni che un terzo incomodo avrebbe creato?

Io credo che Eva sapesse.

Le donne sanno sempre e quando non sanno, inventano.

Ma Eva sapeva. Sapeva che lì, nascosto da qualche parte, dietro un albero del Bene e del Male c’era Paco, un ballerino di salsa cubana, ovviamente travestito da serpente.

So cosa sta si sta chiedendo qualcuno di voi, perché il terzo incomodo doveva essere per forza un ballerino e non una ballerina?

Ovvio, perché si dice “il terzo incomodo” e non “la terza incomoda”.

Dunque, mentre Adamo (ignaro di tutto) usava una foglia di fico per creare la prima linea di costumi da bagno col suo nome, Eva pensava che un uomo che disegna abiti molto probabilmente è gay.

Per questo e per tutta un’altra serie di ragioni, Eva lasciò Adamo.

Sì, so che questa storia non è così che ve l’hanno raccontata, ma questo è realmente ciò che accadde: nonostante Eva fosse una donna di ampie vedute era pur certa che, poiché il futuro della razza umana dipendeva da lei, era necessario trovare un sostituto ad Adamo, evidentemente più interessato ad altro che a lei.

Dunque Eva scovò Paco, il ballerino cubano, bello, abbronzato e atletico e pensò che, visto che non c’era altre donne disponibili e che bisognava pur iniziare a popolare la Terra, avrebbe dovuto sacrificarsi.

Ma qualcosa non quadrava, perché sì, Paco era perfetto ma non sembrava minimamente interessato a lei e ne ebbe la certezza quando Paco (indicando Adamo che poco distante staccava alcune foglie di fico) le chiese “ma chi è quel fico lì?”.

Eva comprese che Paco non si riferiva alla pianta e si rattristò.

Ma non vi preoccupate, la storia ha un lieto fine. Anche perché non l’ha scritta uno qualunque, cioè parliamo dell’autore del più grande best seller mai scritto e dunque costui ne saprà qualcosa di trama e intreccio.

Fu così che Eva scoprì di essersi sbagliata.

Adamo non era per niente gay, con grande delusione di Paco (che però meditava vendetta), e così di lì a poco Adamo ed Eva fecero coppia fissa.

E lì cominciarono i guai.

(da Ci amiamo da morire, ma non è detto che sia una buona notizia)

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