venerdì 14 agosto 2020

Centro, di Amalia Frontali e Rebecca Quasi

 



Trama (fonte Amazon):

Londra, 1908.
La capitale britannica si prepara ai Giochi della IV Olimpiade.
Miss Ina Wood appartiene alla squadra femminile di tiro con l’arco e Monsieur Pierre Le Blon è un valente schermidore belga.
Si incontrano per caso, a seguito di un piccolo incidente automobilistico e scoprono di avere in comune un certo talento per la dissimulazione: Miss Wood guida un’auto non sua e Monsieur Le Blon non è chi dice di essere.
Tra schermaglie sportive e romantiche gite tra i ranuncoli, si consuma quella che pare destinata a restare una fugace avventura.
Ma il destino, lento e inesorabile, dispone che i nostri atleti si ritrovino a Vienna nel 1914, per affrontare il passato ed essere travolti dagli ingranaggi della Storia.

Recensione.

Questo è un libro che mi ha catturato dalle prime pagine innanzitutto per lo stile.  La gestione delle parti variabili del discorso è perfetta e dunque la sintassi ringrazia. I lunghi periodi, la punteggiatura abbondante (sempre rischiosa, se non la si sa usare) sono -in molti passaggi- dei piccoli capolavori. Mi immagino che le due autrici abbiano letto e riletto il testo, fino a che questo non sia apparso ai loro occhi (e alle loro orecchie) meno che perfetto ed è un vero piacere  leggere romanzi così curati anche nei minimi dettagli.

Quando si parla di stile di un autore, si entra nel campo minato dei gusti personali. I lettori intelligenti sanno valutare la bontà di un libro  al di là dello stile e quando leggo chi affossa un libro perché non ne ama lo stile, inorridisco. A me lo stile di Centro  piace molto. Non è un libro che si beve come acqua fresca, ma un libro denso dove uno stile corposo (ma nel contempo brillante)  la fa da padrone. Essendo un libro a 4 mani viene inevitabilmente da chiedersi dove finisca la mano di Amali e inizi quella di Rebecca, ma questa credo che sia la curiosità della scrittrice che è in me.

Ho trovato accattivante come i personaggi hanno preso vita pian piano, attraverso i dialoghi, i pensieri, i comportamenti. Tutto viene raccontato con dovizia di particolari, sia la macro storia che la micro, ed è davvero facile lasciarsi avvolgere nell'atmosfera di un'epoca così straordinaria come la Belle Epoque.

La storia è avvincente, a mio avviso più la prima parte (quella ambientata durante le Olimpiadi). Nella seconda il dramma la fa da padrone, si soffre di più e ci si chiede se PER CASO le autrici non abbiano intenzione di di privare i due protagonisti del lieto fine. Dunque, il plot è originale, senza alcun dubbio, e godibile anche da chi non è amante dello sport in genere, perché in questo romanzo lo sport è anche l'occasione per dei parallelismi con la vita di tutti  i giorni e non solo per imparare come si infilzi qualcuno o qualcosa. Vorrei davvero non dire troppo della trama, se non che era da molto (ma MOLTO) che non mi emozionavo così per una scena d'amore. 

Personalmente amo davvero tanto quando l'eros, la sensualità e tutto ciò che riguarda le scene d'amore viene affrontata con tale garbo,  eleganza e, oserei dire, nobiltà d'intenti. Detto chiaro e tondo, credo che siano molto più intriganti le scene di sesso dove il lettore abbia un buon margine di possibilità per fantasticare e non dove tutto è descritto al millimetro. Qui ciò che viene descritto al millimetro è l'evolversi dei pensieri, delle sensazioni, delle emozioni dei due protagonisti. M'inchino alla bravura delle due autrici. 

Il punto di forza è lo stile, che ho trovato eccezionale. Il punto di debolezza (a volerne proprio cercar uno, come negli anni '90 si cercavano le imperfezioni in Cindy Crawford) potrebbe essere l'evolversi del personaggio  maschile (e in minima parte anche di quello femminile). Lo struggimento non mi appartiene più (sarà l'età?) e i due protagonisti  da accattivanti che erano nella prima parte, sono diventatati a tratti "fastidiosi" per certi comportamenti,  tanto che mi veniva voglia di dar loro due sberle. Il lieto fine c'è, peccato che il merito non sia del tutto dei protagonisti, quanto piuttosto delle scrittrici. Lo so, come affermazione è poco chiara, ma potrei spiegarla meglio solo con un MEGA SPOILER e non voglio!



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