venerdì 17 settembre 2010

Irresistibile

L'inverno si preannunciava come il più triste e cupo degli ultimi anni e, mentre in paese la gente cominciava a far provviste in attesa dell'incombente bufera, Richard fumava tranquillo il suo sigaro cubano, tenendo i gomiti appoggiati alla ringhiera del terrazzo.
Odiava fumare, ma era convinto che farlo lo rendesse estremamente seducente agli occhi delle donne. Perché si sa, il sigaro è decisamente maschile, mentre la sigaretta è del tutto femminile.
E lui era maschio e lo era fino al midollo.
Il cielo plumbeo in lontananza non dava speranze, la bufera sarebbe arrivata e sarebbe stata terribile. Ma lui non se ne curava, col suo sigaro cubano tra le dita e la sicurezza d’essere irresistibile per ogni donna che gli passasse accanto. Anzi, la fama lo precedeva. Come un conquistatore, che trova le porte della città aperta e non deve combattere perché la sua fama era arrivata prima degli eserciti, così accadeva a lui con le donne. Sì, irresistibile era la parola giusta. Bello, maschio fino al midollo e irresistibile.
Continuava a compiacersi di questo pensiero, mentre una sottile lingua di fumo lo avvolgeva di mistero, rendendolo (se fosse stato possibile) ancora più attraente e desiderabile agli occhi delle donne che passavano casualmente sotto il suo balcone. Molte, forse troppe, ma cosa poteva farci lui se era così maschio?
Piaceva e si compiaceva di questo. Un sorriso appena accennata sulle labbra virili, le guance ben rasate, i capelli neri e lucidi. 
Così, inconsapevole della bufera ma convinto del proprio fascino, distratto  da pensieri ameni, con la mente persa altrove, dimentico del luogo in cui si trovava, Richard introdusse all’interno della sua narice sinistra il dito indice, quello che -più di tutti gli altri- ha da dire la sua.
Lo fece soprapensiero, coi ricordi dell’ultima donna conquistata, e di certo non se ne avvide, ma la natura -a volte- è madre e matrigna. Forse dimentico della realtà che lo circondava? Di certo del luogo in cui si trovava,  esposto com’era allo sguardo di chiunque.
Fatto sta che il suo dito, insinuatosi poco eroicamente nella cavità, cominciò a perlustrare l’aerea condotta, fino al ritrovamento, forse fortuito, di ciò che cercava.
Non pago di ciò, con quel tesoro tra le dita, cominciò a lavorare la materia prima, solo per un istante priva di forma, fino a ridurla in schiavitù completa, ottenendo infine la sembianza cui lui ambiva.
Alla fine di quel nobile lavoro, Richard consegnò la sua opera all’eternità, abilmente, con pollice e medio flessi, lanciando nel vuoto quella parte di sé, forse non nobilissima, ma altrettanto vera.
Intanto la bufera si avvicinava.



2 commenti:

  1. HAHAHA che finezza, se alle donne piacciono così :DDD.
    Accidenti a me e io non ho nemmeno mai fumato.
    Bravissima prof!

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